sabato 26 settembre 2015

Cosa significa COMUNICARE?

Al giorno d’oggi spesso sentiamo che tra le persone ci sono problemi di comunicazione. ma che vuol dire?
La comunicazione consiste in una fitta rete di scambi di informazioni e relazioni sociali che coinvolgono ogni essere vivente nella vita quotidiana.
Lo psicologo Watzlawick e i suoi colleghi hanno elaborato dei principi fondamentali della comunicazione umana, definiti paradigmi. Scelgo qui di riportare i primi due, in quanto ritengo siano utili per descrivere la relazione madre bambino.
I PARADIGMAÈ impossibile non comunicare. Chi sceglie il silenzio, ad esempio, informa l’interlocutore sulla sua volontà di non intraprendere uno scambio interattivo. Per sottrarsi ad una comunicazione forzata, è anche possibile appellarsi ad eventi incontrollabili ed involontari, come un’emicrania o un impegno improvviso.
II PARADIGMALa comunicazione si esprime attraverso un canale verbale e un canale non verbale
Quando una madre e il suo bambino sono faccia a faccia, si verificano fasi di vivace interazione sociale: uno scambio di espressioni facciali e vocalizzi orientano il figlio verso la madre. Nel tempo il piccolo si rispecchia nei sorrisi e nello sguardo materno; percepisce le carezze e la vicinanza fisica con la madre. Il bambino è in grado di cogliere se la mamma è stanca, arrabbiata, e prova piacere nel tenerlo tra le sue braccia. Quindi se il tono, il ritmo della voce e i gesti contrastano con il contenuto verbale della comunicazione, il bambino sperimenta un’incongruenza tra canale verbale e canale non verbale.








I neonati sono esseri che vivono di parola sin dalla vita fetale. Bisogna parlare al bambino, lasciandogli lo spazio per una risposta. Anche se il piccolo non sa parlare, in qualche modo si esprimerà.
Il pianto è il primo segnale di comunicazione da parte del piccolo; è una richiesta d’attenzione a cui va sempre data risposta. Esso non indica l’incapacità della madre ma ha varie motivazioni. Il genitore che prende in braccio il bambino mentre piange sta  soddisfacendo il suo bisogno di contenimento. 
Il contatto con il figlio appena nato porta la madre a sviluppare la propria sensibilità d’ascolto verso una creatura tanto fragile e dipendente da lei. Il bambino non è un ricevitore passivo di attenzioni, ma si modella su di esse e risponde positivamente. Comincia ad osservare intorno a sé e diventa sempre più attivo. Queste sue risposte condizionano a loro volta i genitori che si sentono gratificati e rassicurati. Lo scambio relazionale genitore figlio è sempre reciproco!


Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano.
(Paulo Coelho)

Dott.ssa Antonella Chibelli, Psicologa

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