sabato 10 ottobre 2015

Coltivare l'ottimismo

È stato evidenziato che le persone con alti livelli di soddisfazione personale hanno la caratteristica di coltivare l'ottimismo. 
Cosa significa? L'ottimismo si può coltivare o si nasce ottimisti?
Per prima cosa dobbiamo distinguere l'ottimismo dal pensiero positivo. 
Per anni il pensiero positivo è apparso come un lavaggio del cervello che facciamo a noi stessi quando ci ripetiamo come un mantra che siamo bravi e che va tutto bene. 
L'ottimismo ha poco a che vedere con ciò. È uno stile esplicativo (un processo mentale) che l'individuo pone in atto di fronte alle avversità. Tale dinamica è stata studiata da professori di psicologia che hanno elaborato tecniche per coltivare l'ottimismo, poichè, come vedremo, si può nascere ottimisti, con indubbi vantaggi per la carriera e per la salute, ma, per i meno fortunati, tali processi mentali si possono apprendere, migliorando le nostre prestazioni e la nostra costanza nella vita. 
Martin Seligman, nel suo libro "Imparare l'ottimismo", ha distinto i modelli comportamentali delle persone ottimiste e pessimiste. 
Le persone ottimiste non ripetono in continuazione a se stesse che va tutto bene e che sono brave...hanno semplicemente una differente reazione di fronte alle avversità rispetto alla persona pessimista. 
La persona pessimista, ad esempio, in una situazione di difficoltà, tende a ritenersi il maggior responsabile del proprio insuccesso; è, inoltre, portato a pensare che il momento negativo durerà a lungo ed a ritenere, generalizzando, che tale situazione infelice, inizialmente limitata ad un solo aspetto della sua vita, si estenda a macchia d'olio assorbendo tutti gli aspetti della sua esistenza. 
La persona ottimista, al contrario, tende, nei frangenti di difficoltà, ad ingigantire l'importanza delle condizioni ambientali, limitando, in questo modo, la percezione delle proprie responsabilità. È abile ad evitare che le sensazioni correlate al fallimento possano travalicare i limiti di quel momento e di un singolo e determinato aspetto della sua vita. 






L'ottimista, al tempo stesso, di fronte ad una situazione di successo, tende a celebrare la sua bravura, potenziando la propria autostima, mentre il pessimista considererà il suo successo come una mera questione di fortuna. 
Viene naturale, ovviamente, provare simpatia per il pessimista rispetto al superego dell'ottimista, tanto più che, come lo stesso Seligman afferma, la visione del pessimista statisticamente rimane quella più vicina alla realtà; tenete però presente che l'ottimista avrà maggiori benefici in termini di salute e carriera. Perché?
Negli anni '50 furono studiate alcune matricole di Harvard. Vennero scelti i ragazzi più promettenti e vennero studiati sotto il profilo medico e dei loro modelli comportamentali. Nel corso della loro vita si sottoposero a controlli medici e vennero trascritti i loro successi familiari e personali. 
Fu dimostrato che le persone che avevano i modelli esplicativi degli ottimisti erano anche le persone che avevano un migliore stato di salute, un livello di soddisfazione familiare e personale maggiore e maggiori successi in ambito lavorativo. 
Seligman afferma che, prendendo in esame una persona ottimista e una persona pessimista, a parità di preparazione ed intelligenza, è più probabile che l'ottimista ottenga maggiori successi, poiché il suo modello comportamentale è privo di alcuni pesi che affaticano il pessimista, come la rimuginazione ed il senso di impotenza. Inoltre, una caratteristica fondamentale dell'ottimista è la costanza. 
Se vogliamo anche noi assorbire i lati positivi dell'essere ottimisti, pertanto, abbandoniamo la convinzione di poter risolvere un problema solo dopo aver passato settimane a sviscerarlo ed evitiamo la rimuginazione, un aspetto profondamente negativo ed infruttuoso del pensiero pessimista. 
Il pessimista passa molto più tempo a rimuginare sui suoi insuccessi che a provare a vincere. 
Studi sull'impotenza appresa dimostrano che se ci convinciamo di non avere possibilità di ottenere i risultati sperati smetteremo di provare, anche quando vincere sarebbe estremamente facile. L'ottimista, che, invece, tende a ridimensionare la sua responsabilità in caso di insuccesso, continuerà a tentare. Ne deriva che ciò che, di fatto, distingue le persone ottimiste è la costanza. Non ritenendosi responsabili dei loro insuccessi hanno una maggiore resistenza al sentimento di impotenza. È la costanza la vera determinante nell'ottenere successi nella vita. Insistere con i tentativi è fondamentale: l'individuo pessimista, invece, smette di tentare molto facilmente. 
Esistono persone che in maniera naturale sono predisposte ad avere un modello esplicativo di tipo ottimista; le altre possono altresì utilizzare delle tecniche per diventare ottimiste o almeno per evitare di essere pessimiste. 
Tra i lavori maggiormente stressanti e ad alta percentuale di rifiuto ci sono quelli dei venditori porta a porta e degli assicuratori che vendono polizze attraverso telefonate "random".
Ogni anno le maggiori compagnie assicurative americane spendono milioni di dollari nella formazione di lavoratori che spesso abbandonano il lavoro per stress durante il primo anno di carriera. 
Studi di psicologia hanno analizzato queste situazioni, dimostrando che sarebbe stato più proficuo, per le compagnie, selezionare individui naturalmente ottimisti ma meno preparati culturalmente, piuttosto che assumere i loro dipendenti sulla base della loro preparazione, non tenendo conto della loro predisposizione psicologica nei confronti dell'insuccesso. Ne deriva la considerazione che il top, per il datore di lavoro, risultava essere l'individuo preparato ed in possesso di un modello esplicativo ottimista, che gli permettesse di essere costante di fronte di difficoltà.
Anche la preparazione culturale é però qualcosa che si costruisce nel tempo, quindi la parola chiave é persistere, persistere, persistere.


Dr.ssa Viviana De Pace, Ginecologa










Nessun commento:

Posta un commento