domenica 4 ottobre 2015

Abbandonare il perfezionismo

                       
Ho la fortuna di confrontarmi spesso, grazie al mio lavoro con gruppi di mamme impegnate nella crescita dei figli, nella cura della casa, nel lavoro e nel ruolo di mogli o compagne. Molte si sentono intrappolate in quella che Karen Horney definisce tirannia dei devo: “devo essere sempre competente e all’altezza della situazione, raggiungere sempre risultati eccellenti per essere apprezzata”. Fermarsi, concedersi una pausa e un po’ di tempo per se stessi è spesso vissuto come senso di colpa e si coltiva la paura di non dare e far abbastanza per i figli, per il proprio compagno e per il lavoro.
Missildine introduce un’ ulteriore distinzione fra la persona perfezionista e la persona professionalmente competente, che trae soddisfazione e piacere profondi dal fare un buon lavoro. In quest’ultimo caso, il risultato positivo accresce la propria autostima. Il perfezionista, invece, non trae soddisfazione da un lavoro ben svolto, ma ha sempre la sensazione che avrebbe potuto farlo meglio e che tutto ciò che non è svolto alla perfezione sia un vero e proprio fallimento.
È importante rendersi conto che, a volte, il nostro impegno vale molto di più del risultato che otteniamo: nel lavoro conta di più l’affidabilità di chi fa sempre del suo meglio anche se non riesce sempre ad essere al pari degli standard. Del resto, se fossimo sempre impeccabili e privi di debolezze, come potremmo imparare e valorizzare ogni esperienza che facciamo? Come potremmo migliorarci? Sarebbe bello imparare a ridere delle nostre imperfezioni e capire che solo riconoscendo ed accettando i nostri limiti potremo superarli.



Ad un bambino non interessa essere ricevere il massimo delle cure materiali e del tempo che la mamma ha a disposizione! Il figlio vuole dei genitori che abbiano il piacere di star con lui, che si lascino andare alle coccole e alle emozioni. La vita frenetica di oggi, i ritmi lavorativi intralciano spesso la nostra serenità, ma noi non dobbiamo rinunciare a ritagliarci lo spazio per essere felici, per ricaricarci dedicando tempo ai nostri hobby, alla nostra famiglia. Quando sentiamo la “colpa” di non far abbastanza, dobbiamo ricordarci che solo amando e prendendoci cura di noi stessi sapremo amare e prenderci cura degli altri!
Impariamo a sostituire la frase “Avrei potuto fare meglio” con “Ho fatto quello che potevo nelle circostanze in cui ero”. Come dico spesso alle mamme “Siamo esseri umani e non robot” e chi ci ama, soprattutto i bambini hanno bisogno di vederci fallibili. I figli desiderano genitori accessibili ai loro occhi e non figure da idealizzare eccessivamente e da rincorrere nel rischio di non essere mai adeguati e all’altezza di questi genitori perfetti.
La perfezione non esiste e per fortuna non esiste, quindi perdoniamo e apprezziamo di più noi stessi e i nostri sforzi. In questo modo vivremo più serenamente con noi stessi e con i nostri cari!

Dott.ssa Antonella Chibelli, Psicologa

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