domenica 29 novembre 2015

Pieno di vita!!!

“Pensa a quante volte sembra proprio che non va
E poi cambia tutto in poche ore …
E non è scritto da nessuna parte che io e te
Avremmo avuto vita regolare
Non è mica vero che tristezza ed allegria
Son distribuite in modo uguale!”

Ho accolto con piacere l’invito della dottoressa Viviana di scrivere un articolo sul video della canzone “Pieno di vita”, non solo perché il suo autore, Lorenzo Jovanotti, è uno dei miei cantanti preferiti, ma soprattutto perché dal testo emerge il messaggio “Aggrappiamoci alle cose belle per affrontare i cambiamenti dolorosi della vita”.
Jovanotti racconta il viaggio di un uomo che ha perso la donna della sua vita e di un bambino che non rivedrà mai più sua madre. Perdere una persona cara comporta sofferenza immensa, a volte insormontabile, difficile da accettare e che ci impone dei cambiamenti. Proviamo rabbia, disperazione, ci illudiamo che “prima o poi tornerà”, ma nei casi non patologici troviamo un motivo per tornare a vivere. Un lutto si definisce irrisolto, quando una nostra fragilità interiore è esplosa a seguito della perdita dell’oggetto d’amore e della trasformazione che ne deriva. In questa situazione è necessario fare un approfondimento per recuperare le proprie risorse e ricostruire se stessi alla luce del cambiamento di vita.




 Il protagonista del video appare disperato, ma ha una motivazione importante per non abbattersi : crescere suo figlio.
Nei momenti difficili, quando tutto sembra essere contro di noi, quando non troviamo una via d’uscita, aggrappiamoci ad un ricordo che è pieno di vita, ad un’emozione positiva e alle persone che ci fanno star bene.
Chi meglio di noi può sapere cosa può renderci felice? Davanti ad un lutto, ad un amore finito, ad un licenziamento, ad un esame che non si riesce a passare, è comprensibile abbattersi, ma abbiamo il dovere di non arrenderci e di elaborare strategie per affrontare le difficoltà.
Dobbiamo accendere la lampadina della RESILIENZA, ovvero la capacità di “trovare l’acqua nel deserto”, “un fiore nella neve”, “la luce in fondo al tunnel”.
È importante circondarci di persone che ci valorizzano, perché sentirci apprezzati, soprattutto quando ci sentiamo messi in discussione, aiuta a mantenere a galla la nostra autostima. Dobbiamo raccogliere le nostre energie per ricostruire noi stessi!
Come ho fatto in passato a superare quel momento così duro della mia vita? Se ci sono riuscito una volta, posso farcela ancora. Non si è mai troppo stanchi per coltivare la speranza.
Inoltre, sentirci utili e fare qualcosa che ci piace può essere la medicina più efficace per il nostro malessere.
Se non mi sento realizzato nel mio lavoro, ma non posso lasciarlo perché mi dà da vivere, nessuno mi vieta di coltivare comunque le mie passioni, come suonare uno strumento, far sport, un corso di cucina. Trovare il tempo per se stessi è un dovere e allo stesso tempo un diritto che non possiamo negarci, soprattutto se siamo in “affanno”!
Se mi sento solo, le relazioni affettive mi hanno deluso, non ho un gruppo di amici, cosa mi vieta di entrare a far parte di un’associazione e condividere interessi e progetti con altre persone?
Avrei voluto far la maestra o il medico, ma alla fine sono un’impiegata, ma cosa mi impedisce di far volontariato? In questo modo contribuisco a creare benessere per me e per gli altri.
Non arrendiamoci davanti ai problemi e soprattutto non rinunciamo a sentirci PIENI DI VITA!
La vita è una sola, cerchiamo di vivere al massimo ogni giorno! Danny Kaye scrive che "La vita è un'enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi".

Dai a ogni giornata la possibilità di essere la più bella della tua vita!!
(Mark Twain)


Dott.ssa Antonella Chibelli, Psicologa


giovedì 26 novembre 2015

Più Yoga, più gioia... anche per te, mamma!


Oggi mi rivolgo a voi, care mamme, che avete partorito da poco e siete a casa col nuovo arrivato tra le gioie e i pensieri delle prime settimane. Il puerperio, si sa, è un periodo delicato. È un periodo così speciale che nell’Africa subsahariana, ad esempio,  i primi 40 giorni dopo il parto il neonato può stare solo con la madre che ha come unico pensiero quello di prendersi cura di lui, mentre le altre donne della comunità provvedono alle necessità pratiche della vita quotidiana. Un po’ quello che succedeva ai tempi delle nostre nonne, quando la famiglia patriarcale era abbastanza grande e saggia da abbracciare e proteggere l’unità mamma-bambino. La famiglia nucleare in cui viviamo oggi, invece, obbedisce ad altre esigenze, (le distanze, gli orari di lavoro,…) e molto spesso la vicinanza si traduce in una telefonata o in un Whatsapp. La nuova famiglia si ritrova a riorganizzare gli equilibri, gli orari, i ritmi e a gestire parenti e amici che danno consigli a volte non richiesti “Non dovresti allattarlo di più?”, “Fossi al posto tuo, metterei la pancera!”, “Quante coccole, così lo vizi!”.
Stop!! È arrivato il momento di applicare una sola regola “PENSARE A SÉ “. Intendiamoci: non è un invito a essere egoiste. L’egoista è chi persegue il proprio benessere ignorando chiunque altro e questo proprio non potete permettervelo, perché lì accanto a voi c’è qualcuno che ogni tanto chiede una carezza o una tetta. Quindi no, non parlo di egoismo, ma la mia vuole essere una esortazione a prendersi cura di sé, darsi importanza e avere fiducia nelle proprie capacità perché essere mamma è una capacità innata. Bisogna partire dal presupposto che ogni mamma sa di cosa ha bisogno il suo bambino. Tuttavia,  per soddisfare i bisogni di un esserino che dipende al 100% dalla sua mamma, è necessario che questa mamma sia in forma, tanto nella testa quanto nel corpo, da poter provvedere ad ogni sua necessità.




Dopo il parto un valido aiuto per recuperare e mantenere un adeguato benessere psicofisico ci arriva dallo Yoga. Lo Yoga è una disciplina orientale millenaria basata sull’armonia tra corpo, mente e spirito. Infatti la parola “Yoga” significa proprio “unione”.
Le prime testimonianze scritte risalgono al 400 a. C. circa  e sono gli Yoga Sutra, 196 aforismi in cui l’autore, Patanjali, riassume la filosofia Yoga e suddivide lo Yoga in cammini differenziati. Tutti, comunque, hanno uno scopo comune: quello di riportare l’essere umano al suo stato naturale di integrazione con la natura, l’universo e l’esistenza stessa.
Chi pratica Yoga compie un percorso che ha come fine il raggiungimento del benessere fisico e psichico. Può essere praticato durante la gravidanza e dopo il parto, ovviamente dopo averne parlato con il ginecologo o l’ostetrica che conosce la vostra situazione. I suoi benefici sono numerosi:
migliora la postura;
educa ad una respirazione corretta ed efficace;
tonifica i muscoli;
attenua le rigidità delle articolazioni;
lavora sul pavimento pelvico;
previene l’aumento eccessivo di peso;
stimola la produzione di endorfine.
Quindi, care signore, vi do appuntamento alla prossima volta con tappetino, abiti comodi e quindici minuti solo per voi!


Dott.ssa Alessia Pepe, ostetrica

martedì 24 novembre 2015

Perché il mio intestino non fa il suo dovere?

Ricorderete come nel primo post abbia focalizzato l'attenzione su una corretta dieta, cioè eliminare cibi troppo raffinati con poche fibre e poco riconoscibili dall'organismo; aumentare l'apporto di nutrienti crudi, che non hanno perso il loro pool enzimatico nella cottura, eliminare i cibi a cui si è intolleranti, fare dei lavaggi intestinali anche casalinghi e aggiungerei un aspetto da non sottovalutare fare sport in maniera costante, visto che la vita sedentaria non migliora il movimento peristaltico del nostro intestino. Esistono anche delle posizioni yoga utili a promuovere questo processo fisiologico di espulsione di tossine, scorie e residui indigeriti da parte del colon. Infine passiamo a ciò che può darci una mano dall'esterno, integratori e rimedi utili ad evitare abusi di lassativi chimici o anche naturali.
Bisogna ricordare che avendo circa 1,5kg di batteri nel l'intestino non vanno trascurati probiotici e fibre prebiotiche in primis l'inulina, che permettano la loro permanenza e crescita nel nostro colon. I batteri intestinali hanno tantissime funzioni utili per l'essere umano, producono vitamine soprattutto del gruppo b, collaborano nella digestione, ci difendono da patogeni, producono lattasi, un enzima che migliora la tolleranza al latte, producono acidi grassi a corta catena come acido propionico, butirrico, lattico e acetico con azione disinfiammante e anti neoplastica. Inoltre essi mantengono l'equilibrio ormonale eliminando ormoni in eccesso, sono in grado di produrre sostanze antibiotiche, impediscono agli acidi biliari di trasformarsi in agenti cancerogeni, prevengono le allergie in quanto potenziano il sistema immunitario. Eliminano la putrefazione intestinale modifica in positivo il livello del pH, mantengono pulito l'intestino, eliminano l'alito cattivo, la flatulenza, i problemi di pelle ed i danni da antibiotici. 


 
 
Tutto questo per spiegare che la disbiosi è una delle principali cause di stipsi. Tra i rimedi che mi piace affiancare ai probiotici ci sono il magnesio ossido, piacevole perché ha anche un'azione drenante, meglio associato a tea tree oil per tenere a bada candidosi intestinali o proliferazione di patogeni, (es negli intestini con diverticoli), integratori di carciofo o cardo mariano perché il fegato ovviamente collabora con l'intestino. Bisogna poi pensare allo stomaco ed alle sue valvola cardias e piloro, e quindi oltre ad enzimi digestivi in omeopatia esistono prodotti come Nux vomica e organoterapici a base di stomaco e mucosa. Alcune delle stipsi possono essere dovute ad eccesso di gas intestinale e questo spesso è legato a cattiva digestione, non tenuta delle valvole o masticazione incompleta, in tal caso i prodotti appena citati possono dare una grossa mano . Un altro rimedio indispensabile è l'allumina omeopatica, utile in caso di gastrite, rigurgito acido e amaro dopo i pasti, debolezza di stomaco, stipsi cronica accompagnata da secchezza e infiammazione del retto. L'allumina è un ottimo rimedio omeopatico nei casi in cui manca lo stimolo per la defecazione, anche quando le feci sono molli: manca la peristalsi ed il soggetto riesce ad espellere solo con grande sforzo e magari ha ragadi e secchezza anale. Differisce da  bryonia e da antimonium muriaticum , in quanto il primo è caratterizzato da feci piccole e dure emesse con meno sforzi, il secondo da feci dure e spezzettate emesse con sensazione di bruciore al retto. In fine non dimenticherei il classico rimedio della nonna ovvero panetti di mannite da frassino per ammorbidire il bolo fecale, come anche lo psillio che inglobando acqua ne  aumenta il volume.
Come ultimo ricorderei un approccio di tipo floreale per completare la triade indissolubile: mente-corpo-emozioni. Associando il fiore bauhinia, bottlebrush, bush-iris, dagger-hakea, dog-rose, wild-potato-bush, impatiens e roch-water, possiamo vedere un senso di rilassamento e di sollievo ed eliminare tossine da parte della mente e del corpo.


Anna Carla Digregorio
Farmacista olistica

domenica 22 novembre 2015

Cosa i tuoi capelli dicono di te...

Cosa può dire un tuo capello sulla tua salute ?
I minerali sono componenti essenziali dei sistemi che regolano le funzioni corporee. Cattive abitudini alimentari, diete restrittive, abuso di farmaci, stress, sono solo alcune tra le cause di squilibri minerali.

Questi squilibri sono riscontrabili con il MINERALOGRAMMA, e possono essere l'espressione di tendenze ad alterazioni di vari organi ed apparati
Il mineralogramma è un test riconosciuto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in grado di apportare informazioni sulla funzionalità del metabolismo rilevando quali equilibri siano stati alterati, quali integratori minerali e vitaminici possono essere somministrati, quali metalli tossici si stanno accumulando molto prima che si manifestino sintomi o che le analisi rivelino la loro presenza.
Questa indagine di laboratorio è riconosciuta ed utilizzata dall'EPA (Environmental Protection Agency), dipartimento scientifico dell'ambiente americano, che permette di misurare con precisione i livelli ed i rapporti minerali nutrizionali oltre l'eventuale accumulo di metalli tossici nell'organismo.
Il test consiste in un PRELIEVO DI UN CAMPIONE DI CAPELLI  e permette di ottenere uno spaccato significativo dei minerali che sono presenti nell’organismo, ossia l’analisi della concentrazione dei minerali in un campione di tessuto biologico (capelli) ad alta densità di assorbimento.
I capelli, infatti, attraverso i follicoli piliferi sono in contatto con i liquidi organici e ne depositano le tracce nella propria struttura in modo permanente.
I minerali esaminati sono di due tipi: fisiologici, normalmente presenti nei tessuti, e tossici, ritenuti altamente dannosi.



La lettura del MINERALOGRAMMA deve essere fatta nell’ottica di azione sinergica dei nutrienti: anche se i minerali rappresentano non più del 4% della composizione corporea hanno un'azione fondamentale quali cofattori enzimatici, modificatori dei segnali intracellulari, costituenti di tessuti, regolatori del sistema ormonale e del sistema nervoso autonomo. 
La corretta interpretazione di questo test diventa uno strumento indispensabile nella prevenzione e nel supporto alla cura di moltissime situazioni patologiche,quali, ad esempio:
ALLERGIE
DISTURBI DELL'APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO
DISTURBI DELL'APPARATO DIGERENTE
DISTURBI ENDOCRINI
DISTURBI NEUROLOGICI
DISTURBI DELLA PELLE
DISTURBI PSICOSOMATICI
DISTURBI DELL'APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO
L’interpretazione dei risultati non ha valore diagnostico specifico ma fornisce informazioni su ciò che avviene nell’organismo dal punto di vista metabolico, specificando carenze ed eccessi dei minerali analizzati.

DOTT.SSA ANIFANTIS STAMATIA 
BIOLOGO NUTRIZIONISTA

giovedì 19 novembre 2015

Vivere nel presente, gli psicologi spiegano perché

Che si voglia chiamare all’americana “live in the flow”, vivere nel flusso, o alla latina “carpe diem”,  il concetto di vivere nel presente e godersi i piccoli piaceri della vita ha attraversato i millenni.
Il passato, romantico e nostalgico, ci ricorda cosa siamo stati e cosa siamo diventati, è parte del nostro essere e dipinge la vita di rosa con i ricordi più belli nostri e dei nostri cari.
Il futuro rappresenta il nostro scopo nella vita, dona nobiltà e adrenalina alla nostra quotidianità, ma in assoluto, l’unica cosa che è garantita è il nostro presente.
Un individuo con la sensazione di voler essere sempre in un altro posto è il perfetto contrario di ciò di cui sto parlando.  Penso che ognuno di noi abbia provato l’esperienza di essere talmente immerso in qualcosa che ci affascina da non avere più il senso della fame o della sete. Questo concetto degli anni ‘60 è stato coniato per descrivere il processo creativo degli artisti completamente immersi nel loro lavoro.
Il flusso è il perfetto equilibrio tra la noia e l’ansia.
Gli psicologi affermano che le persone con alti livelli di soddisfazione personale cercano di cogliere l'attimo. 
Per vivere immersi nel presente bisogna essere in una condizione in cui il tempo passa senza che noi ce ne accorgiamo, talmente siamo presi da ciò che stiamo facendo. Infatti, normalmente, quando un’attività diventa  abitudinaria, l’esperienza del flusso diminuisce, diventando potenzialmente noiosa. Il segreto è quello di rinnovare quotidianamente i nostri giorni lasciandosi trasportare da progetti affascinanti.
Uno dei principali concetti che abbiamo esposto è che i cambiamenti positivi nella nostra quotidianità provocano aumento di felicità a cui rapidamente ci adattiamo.  
Il segreto di vivere nel presente è vivere per il viaggio e non per la meta, avere degli obiettivi e degli scopi non significa solo raggiungerli, ma anche divertirsi nel farlo.  Svolgiamo ogni attività quotidiana consapevoli che ogni momento è parte del tutto della nostra vita, anche le attività  più noiose. 
Esiste una pratica yoga che si chiama kharma yoga proprio perché la sua pratica eleva l'individuo e consiste semplicemente nell’eseguire lavori di casa.
Capisco bene che nell’esaltare piatti da lavare e vestiti da stirare mi attiro facili imprecazioni, ma qualsiasi piccolo aspetto della nostra vita rappresenta una sfaccettatura di ciò che siamo e come tale va apprezzata e vissuta appieno. 
Per questo vi esorto a lanciarvi nelle sfide più stimolanti che possiate immaginare, ma ricordatevi di ritagliarvi il tempo di godere dei piccoli piaceri della vita.  Quali sono i più bei ricordi della vostra vita? A volte saranno tributi  ai vostri obbiettivi raggiunti, altre volte saranno ricordi di quotidiana felicità insieme ai vostri cari. Quali sono le persone più importanti della vostra vita?
Vi fermate abbastanza ad apprezzare la loro presenza, godete a sufficienza della loro amicizia e del loro amore?
Quanta felicità nella vostra vita dipende da queste persone?
Cercate di trovare un giusto equilibrio tra “devo” e "voglio”.
Di nuovo, provate a concentrarvi sul fatto che la vita è il viaggio, non la meta.
 Se avete letto qualche libro di Anthony De Mello ricorderete una sua metafora molto carina che riassumo perché merita di essere citata: c’era una volta un gruppo di turisti in viaggio per la montagna.  I viaggiatori erano così concentrati sulla loro destinazione che non facevano altro che chiacchierare su cosa avrebbero fatto quando fossero giunti alla meta: avrebbero visitato i boschi, le montagne, il fiume e la cascata. Nel frattempo erano così presi dalla loro conversazione che non si rendevano conto del bellissimo panorama del finestrino dell’autobus durante il loro viaggio; incontrarono montagne, cascate, laghi e fiumi, ma erano troppo presi dalla loro conversazione e non notarono nulla.
Questa è la vita. Ricordatevi di guardare anche un po’ dal finestrino  (se non guidate voi)

Dr.ssa Viviana De Pace,Ginecologa

martedì 17 novembre 2015

Curarsi con gli alimenti negli stati infiammatori



La dieta anti infiammatoria non è volta alla perdita di peso ma bensì è uno stile di vita da adottare in generale e in particolar modo nei soggetti affetti da patologie che causano una infiammazione cronica. Si definisce stato di infiammazione una situazione in cui il corpo attua un meccanismo di difesa per combattere un agente esterno o riparare un danno tissutale; in alcuni casi lo stato di infiammazione si può protrarre nel tempo e cronicizzare.
I cinque segni di una infiammazione sono: rossore, edema, calore, dolore e alterazione funzionale. Le cause di una infiammazione possono essere varie: trauma, agenti fisici o chimici, disordini metabolici, alcune patologie. Esiste inoltre uno stato di infiammazione silente che cambia l’organo o l’apparato e la causa è sempre l’alimentazione e l’inquinamento ambientale. Un essere umano in sovrappeso, anche se in apparente stato di buona salute, è un soggetto infiammato in quanto il tessuto adiposo presente in eccesso produce delle sostanze pro infiammatorie. Inoltre insieme a tutto questo c’è da considerare l’aspetto psicologico, la sensazione costante di malessere che un individuo in infiammazione cronica si porta dietro non contribuisce al suo benessere.
I principali cibi pro infiammatori sono quelli di origine animale (eccetto il pesce perché ricco di omega 3) in particolare insaccati, carni lavorate, uova e formaggi in quanto ricchi di acido arachidonico da cui il corpo sintetizza le prostaglandine pro infiammatorie. Alcuni studi hanno evidenziato come in soggetti con patologie che portano a uno stato di infiammazione cronica i livelli ematici di fattori dell’infiammazione aumentano se essi consumato in modo eccessivo carne, bevande zuccherate, dolciumi, farine raffinate, fritture; invece i livelli si abbassano se consumano cereali integrali, frutta, verdura, frutta a guscio.
Con l’alimentazione bisogna partire dalla qualità del cibo:
-          Consumare cibi non raffinati, la raffinazione del grano porta alla perdita del 80% della Vit. E, il 70% delle Vit gruppo B, il 80% di fibra, totale perdita di composti antiossidanti, quindi si ha la perdita di tutte quelle sostanze che combattono l’infiammazione.
-          Consumare meno carne in modo da ridurre l’introduzione di antibiotici e ormoni;
-          Consumare più pesce per avere molti omega 3 in circolo, più cereali integrali, più legumi.
I cibi anti infiammatori da consumare sono:
-          Riso integrale perché contiene le tricine che sono sostanze che contrastano i processi infiammatori,
-          Pesce azzurro in quanto ricco di Omega3
-          Semi di lino ricchi di Omega 3
-          Olio EVO
-          Radici come la liquirizia
-           Erbe selvatiche
-          Le insalate
-          Le erbe amare
-          Le rape
-          La zucca
-          Consumare frutta fresca e di stagione
Riassumendo una dieta tipo antinfiammatoria è così composta: cereali integrali, pesce azzurro bollito, verdura e frutta di stagione.


Dott.ssa Rosa Corigliano biologa nutrizionista

lunedì 16 novembre 2015

Vuolvidinia, il trattamento fisioterapico

La vulvodinia è stata già trattata in questo blog sotto vari aspetti. Non si tratta di una patologia che coinvolge un solo professionista ma necessita di una collaborazione tra professionisti. Secondo le linee guida “il trattamento della vulvodinia dovrebbe seguire i principi di gestione del dolore cronico. Il trattamento dovrebbe essere olistico e non analizzare solo il dolore primario ma anche le conseguenze che può avere sullo stile di vita e il funzionamento sessuale del paziente”.

Cosa è la Vulvodinia? La vulvodinia è un dolore cronico e continuo che si presenta nella zona vulvare, associato ad una grande varietà di sintomi: fastidio tipo puntura di spillo, bruciore, irritazione, gonfiore, disagio durante il rapporto. Le cause sono ad oggi oggetto di studio per determinarne sia i fattori scatenanti sia i meccanismi che sostengono la patologia. Spesso le persone che ne soffrono vengono etichettate come eccessivamente sensibili, ipocondriache, e spesso viene detto loro che occorrerà convivere con il dolore per tutta la vita.
I protocolli terapeutici utilizzati sono diversi, ma oggi vorrei solo focalizzare l’attenzione sul trattamento fisioterapico. La presenza in questo disturbo, di una ipercontrattura del pavimento pelvico con presenza di diversi trigger point, può contribuire a far scatenare il dolore. Nell'esame obiettivo si deve porre attenzione anche alle anomalie del passo, alle deviazioni della postura, alle asimmetrie del corpo, a movimenti ed atteggiamenti protettivi o antalgici mentre il paziente si muove, parla e si sveste.
Cosa sono i trigger point? I “trigger points” sono dei punti di dolorabilità irradiata in profondità alla pelvi o verso i genitali esterni; l’irradiazione del dolore è distante dall’area premuta. Mentre i “tender point” sono punti di dolorabilità elettiva localizzata all’esplorazione digitale, in corrispondenza dell’inserzione dell’elevatore dell’ano sulle spine ischiatiche. Entrambi dovrebbero essere ricercati durante un esame ginecologico e fisioterapico in maniera da effettuare la mappatura del dolore. Durante la valutazione clinica bisognerà esplorare tutte le aree evocative di dolore e registrare in cartella clinica il numero di trigger points o tender points presenti e l’intensità di dolore valutata su una scala da 0 a 10. Questi dati saranno necessari per effettuare un follow up successivo e capire se c’è stato un miglioramento misurabile.
L’iperattività del muscolo elevatore può essere attivata anche da fattori psichici, come parte di uno stato di allerta sistemico, con ipertono muscolare generalizzato, specie nelle donne con atteggiamento fobico verso la penetrazione. Ma non sono solo queste le cause di ipereccitabilità muscolare.
I trigger point presenti in regione vulvare, lo sono anche in altre regioni del corpo (ad esempio muscoli cervicali, regione lombare ecc.). La loro azione dolorosa, e pertanto il loro trattamento, è il medesimo. A livello vulvare, data la particolare posizione e la difficoltà nel comunicare questo disagio risulta di più difficile gestione.
Il protocollo utilizzato è la tecnica Stanford, che è stato sviluppato nel 1996 dal professore di urologia Rodney Anderson e dallo psicologo David Wise della Stanford University, e pubblicato nel 2005. Il protocollo consiste nella combinazione di una "terapia psicologica" (la paradoxical relaxation), di una terapia fisioterapica (basata sull'individuazione di trigger point all'interno del pavimento pelvico e sulla parete addominale) e di esercizi di stretching che aiutano ad ottenere un maggiore rilassamento del pavimento pelvico.

La riabilitazione del pavimento pelvico può avvenire avvalendosi dell’utilizzo del Pressure Biofeedback. Questo è un attrezzo che viene posizionato in regioni specifiche. La paziente dovrà eseguire degli esercizi non perdendo di vista il biofeedback che le darà indicazioni circa il giusto impiego dei propri muscoli. Spesso i muscoli ipertonici verranno utilizzati troppo, pertanto creando consapevolezza nella paziente si cercherà di ottenere il maggior rilassamento possibile.






Altra nota che personalmente vorrei aggiungere al trattamento su indicato, è l’utilizzo della Rieducazione posturale globale  (RPG secondo Souchard). Questa tecnica è basata sull’ utilizzo di posture di stiramento progressivo attivo dei muscoli antigravitari (statici e di natura fibrosa), interamente gestite dal terapeuta con la partecipazione attiva del paziente.
La peculiarità dell’R.p.g. è di risalire dal sintomo alla causa; l’approccio della terapia è “globale” poiché gli stiramenti imposti si propagano fino alle estremità degli arti e durante la stessa postura vengono messi in tensione tutti i muscoli retratti interessati da una lesione.
Nel caso della vulvodinia è possibile, avvalendosi della respirazione, chiedere al paziente di “soffiare nel perineo” e chiedere delle contrazioni isometriche delle regioni perineali ipertoniche ricercando il rilasciamento post- isometrico successivo dell’area. Questa tecnica consentirebbe di trattare anche regioni distanti alla regione vulvare, che possono in una certa misura essere legati alla ipertonicitàdei muscoli perineali. Posture scorrette quotidiane o atteggiamenti ripetuti possono determinare retrazioni consciamente nascoste.
Come vi ho già anticipato questo è solo uno degli approcci utilizzati per il trattamento della vulvodinia. Ma esistono diversi altri approci: quello psicologico, l’agopuntura, l’applicazione di anestetici locali. Sempre secondo le linee guida “la valutazione dei diversi trattamenti e la loro efficacia è molto complessa perché le ricerche sulla vulvodinia ha molte limitazioni in quanto pochi sono i pazienti selezionati e scarsi i dati su i controlli successivi”. Pertanto più se ne parla e maggior attenzione si crea sull’esistenza di problemi che altrimenti  resterebbero taboo.

Dott. in Fisioterapia Clarissa Bruno

giovedì 12 novembre 2015

Helicobacter e propoli

Dr.ssa Maria Rosaria La Pasta, Farmacista

L’Helicobacter Pylori (HP) è un batterio che colonizza le mucose dello stomaco di circa la metà della popolazione mondiale e si ritiene fattore eziopatogenetico delle più gravi patologie gastriche ed extragastriche. L’importanza dell’infezione da HP ,edil quadro sintomo-patologico con essa connessi, impongono di porre l’attenzione su quei motivi che comportano l’insuccesso terapeutico.
Nella terapia nota come “terapia di prima linea” per l’infezione da HP è  previstol’uso di un inibitore di pompa associato all’uso di antibiotici: amoxicillina,claritromicina e levofloxacina o metronidazoloNel caso in cui non sia avvenuta l’eradicazione del batterio , la terapia nota come terapia di seconda scelta prevede un trattamento triplice di inibitori di pompa, amoxicillina o tetraciclina e metronidazolo. Come possiamo notare, il trattamento è molto aggressivo , ed è comunque destinato a protrarsi per una o due settimane.


Il protrarsi della patologia porta il paziente ad uno stato di debilitazione, con un importante squilibrio a livello intestinale. Inoltre, il fenomeno della resistenza batterica è principalmente la conseguenza dell’indiscriminato uso di antibiotici per differenti infezioni, fra cui proprio i tentativi di eradicare lo stesso Helicobacter.



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Tutto ciò ha spinto la ricerca farmaceutica ad occuparsi di individuare farmaci sempre più specifici e sprincipi attivi in grado di agire su diversi meccanismi d’azione della complessa patogenesi che comporta l’Helicobacter Pylori. Ed ecco che subentra qui la fitoterpia e la ricerca per gli estratti vegetali: l’interesse è relativo in maniera specifica al fitocomplesso, e nel caso delle affezioni provacate da HP , un rimedio naturale che sperimentalmente ha attratto l’interesse di molti studiosi è la propoli: questo prodotto possiede tutte le caratteristiche specifiche per l’attività anti HP.

La propoli è costituita essenzialmente da una miscela di composti di natura aromatica e fenolica arricchita da numerose sostanze molto eterogenee tra loro : acidi grassi, terpeni, aminoacidi, vitamine, sali minerali..
La raccolta della propoli può avvenire direttamente dall’alveare, dove è utilizzata dalle api come copertura isolante, disinfettante e curativa o negli allevamenti privati, dove gli apicoltori pongono delle griglie nella parte alta dell’alveare, i cui spazi verranno poi riempiti dagli insetti con la sostanza da loro prodotta una volta consumati i pollini raccolti

Composizione

-50-55% di resine e balsami (terpeni, polisaccaridi, acidi uronici,

acidi aromatici, aldeidi aromatiche, acidi ed esteri caffeici, ferulici
cumarici).
- 25-35% di cera (acidi grassi, ossiacidi, lattoni).
- 5-10% di sostanze volatili, di cui lo 0,5% di olii essenziali.
5% di polline, presente per cause accidentali.
- 5% circa di materiali organici vari tra cui i più importanti sono i flavonoidi (acido benzoico, accaffeicoacferulico, alcool cinnamico, crisina,dimetossifiavonigalanginaisovanilinaisalpinapinocembrinapinobanksinapronostrobina, vanillina, kemferideetc ... ), minerali (alluminio, calcio, cromo, rame, ferro, manganese, piombo, silice, etc ... ), vitamine dei gruppo B (Bl, B2, B6, PP),
vitamina C ed E.

La composizione della propoli può risultare molto variabile, questo in funzione delle differenti possibili fonti dalle quali vengono raccolte le sue componenti. La metà o poco più del totale è rappresentata da resine e balsami, a cui si aggiungono per lo più le cere. Un restante 15% circa è infine assicurato, in parti più o meno uguali, da acidi aromatici e oli essenziali, pollini e sostanze organiche vegetali e minerali.
All’interno della propoli risultano presenti un buon numero di sostanze benefiche, come ad esempio i flavonoidi e i polifenoli. Presenti inoltre le aldeidi aromatiche, acidi fenolici, composti fenolici come il pterostilbenzene e lo xantoreolo, derivati dell’acido benzoico, dell’acido cinnamico e terpeni.
Tra i sali minerali troviamo tra gli altri zinco, rame, ferro, calcio e manganese, mentre tra le vitamine in buona quantità si trovano le B1, B2, B6 E PP per quanto riguarda il gruppo B, la vitamina C e la E. Presente inoltre anche la provitamina A.
È possibile quindi proporre una strategia di trattamento eradicante l’HelicobacterPylori che preveda l’introduzione della propoli a fianco del protocollo farmacologicoconvenzionale,ipotizzando un significativo miglioramento della sua efficacia, con una riduzione del rischio di  recidive e diminuizione degli effetti collaterali degli antibiotici, con ripercussioni positive nella vita del paziente trattato.

Proprietà curative e benefici nell’uso tradizionale della Propoli.
Parlando più nello specifico delle proprietà benefiche assicurate dalla propoli, una delle principali è senza dubbio quella antimicrobica. Questo prodotto rappresenta non soltanto un antibiotico naturale, in grado di fornire supporto contro i batteri, ma anche contro vari tipi di germi. La sua efficacia è tuttavia ancora ritenuta variabile per via della composizione non standardizzata
Un’altra proprietà molto apprezzata della propoli è quella antimicotica, che può rivelarsi utile sia nel contrastare fenomeni come la micosi delle unghie, che nel contrastare una problematica come l’infezione da Candida.
La propoli presenta poi una forte azione antivirale, utile nel calmare le infiammazioni della gola e del cavo orale, così come nel contrastare gli attacchi di virus come l’Herpes simplex, responsabile della varicella come del più frequente herpes labiale.
Tra le sue possibili applicazioni è da segnalare anche quella come energizzante naturale, capace di donare nuovo slancio in periodi di affaticamento e un po’ di risorse in più durante periodi particolarmente stressanti.

Mi chiamo Maria Rosaria , ho 34 anni e sono una farmacista.
La mia professione rispecchia molto me stessa, memoria, disciplina e formule ; in realtà sono un po’ disordinata, ma amo la medicina e sono affascinata dalle strette correlazioni fra mente, corpo e anima. Ogni emozione si trasforma in qualcosa di concreto e si manifesta nel visibile sul nostro corpo. .impossibile non accorgersi di una ragazza che arrossisce… Ecco, la medicina è anche questo: è la trasmissione di una forte e vera emozione grazie ad una sinapsi, un neurotrasmettitore, una molecola infinitamente piccola, ma più potente della nitroglicerina di un “sapone”.. una piccola molecola ed il nostro corpo risponde! Anima, mente e cuore: innumerevoli eventi si susseguono, fino al raggiungimento di un vero grande obiettivo:
l’ espressione di noi stessi. 
Seguo un master di Fitoterapia applicata, ed anche se a volte le strade sembrano  tortuose  e difficili da “vivere”, il viaggio ne vale sempre la pena! Sono felice di aver intrapreso questo percorso, perché credo di essere nella giusta direzione per arrivare dove spero..
Voglio eccellere nella mia professione, ed essere di esempio per tanti, operando sempre eticamente e andando a di là di un semplice “ mal di testa”, per essere vicina ad ogni paziente, che necessiti anche di un semplice  ma valido sostegno morale.