mercoledì 30 settembre 2015

ALIMENTAZIONE E TERRITORIO LA SCELTA DEL KM ZERO PER SALVAGUARDARE SALUTE ED ECONOMIA LOCALE





Sociologi ed economisti hanno condotto studi sulle comunità mediterranee mettendo in evidenza come l’agricoltura tecnologica ha causato un dissesto del territorio e come questo ha inciso sulla qualità nutrizionale dei prodotti e sull’economia locale.
Oggi il prodotto locale viene molto elogiato, ma in realtà cosa si intende per prodotto locale?
E’ difficile dare una definizione perché, essendo ormai oggetto persino di programmi televisivi, è considerato solo come MERCE.

I prodotti locali vengono realmente valorizzati in quanto tali solo se utilizzati per l’autoconsumo della comunità nella quale vengono prodotti.

Uno dei problemi della società odierna è la sicurezza alimentare dovuto alla perdita delle tecniche arcaiche di produzione, la cultura contadina in passato sapeva collaborare con la natura rispettando gli equilibri dell’ecosistema e puntava all’economia di lavoro piuttosto che a quelle di mercato cosa che invece non fa l’agricoltura moderna prediligendo l’utilizzo di sostanze chimiche per aumentare la produzione.Aumentando la produzione il prodotto va in esubero, con conseguente abbassamento del mercato.
L’abbandono delle tecniche tradizionali, il non seguire più la stagionalità, ha portato ripercussioni non solo sulla qualità dell’alimento ma anche sulla fisiologia umana causando malattie come l’obesità.







Fortunatamente nell’Italia Centrale e del Sud è rimasta la figura del contadino per passione, questi periodicamente organizzano nelle loro piccole aziende giornate dedicate alla riscoperta della cultura locale, dove viene riproposto il lavoro manuale.
Per risanare le nostre sorti bisogna prima di tutto rivalutare il lavoro manuale ed acquistare il prodotto locale per agevolare l’economia.
Per far bene a noi stessi è opportuno acquistare il prodotto locale (non da supermercato) perché segue la stagionalità, vi faccio un esempio: la zucchina è una verdura tipicamente estiva, molto acquosa perché il corpo d’estate ha bisogno d’acqua a causa del caldo, d’inverno troviamo verdure poco acquose come la verza perché il corpo non necessita di eccessive quantità d’acqua….in sostanza la natura ha previsto tutto alla perfezione e noi l’abbiamo forzata! Acquistando prodotti  fuori stagione dobbiamo avere la consapevolezza di portare a casa non solo il prodotto in se ma anche tutte le sostanze chimiche usate per forzarne la nascita e la crescita.
Un modo per rivalutare i prodotti locali è SCEGLIERE di alimentarsi a km zero;
noi, per nostro conto, possiamo scegliere piuttosto che essere succubi della pubblicità.

Dott.ssa Rosa Corigliano, Biologa Nutrizionista




martedì 29 settembre 2015

Donne tra casa e carriera


UNA POSTURA MIGLIORE PER PIACERSI E STARE BENE – parte 5

Analisi posturale durante la vita di una donna

In questo percorso di post a puntate, abbiamo affrontato i primi 25 anni della storia di una donna e della sua postura. Alla soglia dei 30 anni, periodo in cui c’è un aumento delle responsabilità, la donna comincia ad intraprendere la carriera lavorativa e, spesso a questa, si accompagna la gestione della sua seconda vita da casalinga; pertanto l’impegno fisico e mentale cambia improvvisamente le abitudini posturali quotidiane.

DONNE TRA CASA E CARRIERA

Tutte le considerazioni che noi oggi potremmo elaborare dipenderanno concretamente dal lavoro che una donna svolgerà, pertanto non esistono delle “generali”indicazioni posturali, in ambito lavorativo. Nel dettaglio a seconda che si svolga un lavoro sempre in piedi o un lavoro da scrivania cambiano le regole di base.

Donna in carriera. Se il lavoro svolto è principalmente quello da scrivania, vi consiglio di andare a rileggere il post precedente che tratta la “studentessa universitaria”. Lì troverete tutti gli accorgimenti necessari per adottare un miglior confort posturale. Se il lavoro svolto è sempre in piedi bisognerà prestare attenzione a migliorare la tonificazione generale del nostro corpo. Con una frequenza che va dalle 2 alle 3 volte a settimana, sarà necessario fare un’attività fisica che produca ossigenazione del corpo. Tra le regioni del corpo che patiscono maggiormente queste posture lavorative annoveriamo in primis gli arti inferiori e successivamente la regione lombare della nostra colonna.

Quando il nostro problema sono le gambe, è perché i muscoli tendono a perdere di elasticità e a diventare rigidi. Al termine dell’attività lavorativa si potrebbe cominciare ad avvertire affaticamento, formicolio, sensibilità alterata. Io consiglio sempre di non attendere che i primi sintomi si facciano sentire, ma qualora il problema si fosse già presentato, sarà necessario prendere in mano la situazione prendendosi cura del proprio corpo. Durante l’attività lavorativa si possono fare degli stretching dei muscoli delle gambe e riposarsi appena possibile. I rimedi naturali da adottare nel post-lavoro consistono nello svolgere abitualmente camminate a ritmo sostenuto per circa mezz’ora, fare dei bagni caldo/freddi per stimolare la circolazione sanguigna delle gambe oppure fare dei trattamenti di linfodrenaggio manuale (un massaggio delicato che consente di ripristinare il flusso linfatico). Ovviamente consiglio che il tutto sia fatto informando il proprio medico di base e affidandosi solo a personale qualificato. Il tutto dovrà essere accompagnato da un’alimentazione adeguata e sana.

Se il vostro punto debole è, invece, la zona lombare, bisognerà fare durante le pause lavorative degli allungamenti per la colonna e intraprendere un percorso di ginnastica posturale che miri a correggere gli squilibri posturali che vengono adottati durante la giornata e ottimizzare lo svolgimento lavorativo.

In prima linea anche a casa. La donna moderna è solitamente una superdonna, capace di gestire e organizzare i proprio tempi e quelli familiari. In casa ad attenderla ci sono le importantissime, non rimandabili, necessarie, faccende domestiche. Solitamente sono il risultato di accumuli di roba da lavare e stirare, spolverare, cucinare, lavare il pavimento, arrampicarsi sino all’ultima mensola dello scaffale perché solo così possiamo mantenere il titolo immaginario di “donna dell’anno”. Questo istinto nasce dentro di noi dal momento del concepimento!! Perdonatemi se mi sto dilungando ma l’elenco è necessario per comprendere che le attività domestiche sono una vera e propria palestra senza freni. La scarsità di un controllo motorio, la velocità e l’assenza di accorgimenti rendono  la casa è una vera e propria trappola per topi, dove tanti sono gli errori che si commettono. Vi elencherò tutti gli accorgimenti da adottare:

1.      Distribuire tutte le faccende domestiche nei 7 giorni della settimana;

2.      Indossare scarpe da ginnastica. In tal modo se dovete salire sulle scale siete già pronte (eviterete così delle terribili cadute causate spesso dall’uso delle pantofole);

3.      Se dovete stirare bisognerà regolare l’asse posizionandolo un po’ più basso rispetto al vostro bacino, così farete meno fatica con le braccia e le spalle. Utilizzate un piccolo sgabello, di circa 20cm  sotto uno dei vostri piedi, alternandoli. Questo vi consentirà di mantenere la schiena dritta.

4.      Per lavare il pavimentoutilizzate dei bastoni lunghi così non sarà necessario piegarsi.Per evitare che alla fine abbiate lavorato solo con un lato del vostro corpo alternate l’utilizzo del bastone sia dal lato destro che dal lato sinistro.

5.      Non usate l’aspirapolvere al massimo della potenza. Un’adesione al pavimento normale vi eviterà un mal di schiena alla settimana.

6.      Per rifare i letti non è necessario sollevare il materasso flettendosi completamente in avanti con le ginocchia estese. Piegatevi per terra poggiandovi su un ginocchio.

7.      Se c’è da spostare un armadio attendete rinforzi.Per sollevare dei pesi da terra, flettetevi sulle ginocchia.

8.      Per lavare i piatti, posizionatevi davanti al lavandino poggiando il bacino al ripiano e posizionando un piede più avanti rispetto all’altro. Scaricherete meglio le forze di carico.

9.      Se dovete smontare e rimontare le tende fate in modo che qualcuno vi regga la scala.

10.  Stampate questo decalogo e attaccatelo sul frigorifero.

.. e cosa più importante  ogni tanto fermatevi e fate un lungo respiro mentre rileggerete tutti gli errori che non avrete commesso.
Dott.ssa Clarissa Bruno, Fisioterapista

domenica 27 settembre 2015

DIFESE IMMUNITARIE E STAGIONE INVERNALE



Prevenire influenza, raffreddori e squilibri immunitari con metodi naturali ormai è sulla bocca di tutti, anche se a mio parere, non ci si accorge che, soprattutto nel naturale, un rimedio non vale l'altro, e con la stessa facilità con cui si consigliano senza conoscere indicazioni precise e controindicazioni, così facilmente, se ne sottovalutano le caratteristiche curative.
Quindi facciamo un po' di chiarezza su quali mezzi utilizzare quando si sceglie una via naturale.
Penso che la prima precisazione da fare sia che prevenire prevede l'uso di alcuni rimedi, il curare altri; la famosa echinacea, per esempio, ha un'importante azione sull'immunità aspecifica quindi attiva il sistema immunitario a monte della cascata divenendo così controindicata in patologie autoimmuni, tumori e patologie con compromissione progressiva del sistema immunitario, oltre che essere rischiosa se usata per lunghi periodi. 
Amo consigliare l'echinacea per la soluzione dei sintomi più che per la prevenzione, così da sfruttarne i sui molteplici benefici e non creare fastidi da iperstimolazione immunitaria; essa risulta valida anche per sintomatologie polmonari e urogenitali. Oggi tanta gente prende integratori di echinacea per loro e per i propri figli, usandoli spesso per tutta la durata della stagione fredda; a volte chi la consiglia in questa maniera ne conosce solo la proprietà generica di immunostimolante. 
Altre piante utili nelle sintomatologie acute sono uncaria, propoli e sambuco.  
Mentre un'altra pianta molto più versatile è l'astragalo, magari affiancata allo zinco o alla vitamina C. Oggi va di moda, e aggiungerei, per motivi validi, l'uso di papaya fermentata; anche qui una non vale l'altra, l'altissimo livello antiossidante ed immunostimolante dei tanti studi presenti si riferiscono alla fermentazione della papaia in uno specifico momento della sua maturazione in cui é più ricca di alcuni importanti amminoacidi, non a qualsiasi papaya fermentata, ecco perché spesso si trovano enormi differenze di prezzo tra papaya e papaya.  



Ritengo molto valido come preventivo virale influenzale un preparato di glycirriza glabra, glucosammina e vitamine, conosciuto anche per le sue proprietà su epatite e condilomi. Infine due parole su rimedi omeopatici, facili da usare anche nei piccoli perché realmente prodotti low dose senza controindicazioni ed effetti indesiderati. 
Esempi sono l'anas barbarie alla 200k dove la somministrazione piace anche ai più pigri: un tubo dose sublingualie a settimana ed il vincetoxicum magari in diluizione decimale, immunomodulatori che possono essere usati anche per lungo periodo. 
Prima di concludere vorrei precisare che perché funzioni bene il nostro sistema immunitario è importante disintossicare l'organismo almeno ogni cambio stagionale, alcalinizzarlo e avere una flora intestinale sana, visto che gran parte delle nostre difese partono da zone linfatiche intestinali: dal punto di vista quantitativo, il tessuto linfatico associato al MALT (sistema immunitario associato alle difese) costituisce circa l’85% dell’intero tessuto linfatico dell’organismo. Di questa percentuale circa la metà è contenuta nel tratto gastrointestinale che è viene più precisamente definito GALT (Gut-Associated Lymphoid Tissue; Gut=Intestino). Spero di essere riuscita a creare un po'di chiarezza. 

Anna Carla Digregorio 

L'ALLATTAMENTO AL SENO: INFORMAZIONE E SOSTEGNO


Bettelheim dichiara: " L'esperienza dell'allattamento è l'esperienza centrale della vita del bambino, è l'evento centrale dell'esistenza infantile, il mattone fondamentale su cui, se tutto va bene, il bambino costruirà la fiducia in se stesso, nelle persone significative della sua vita e per estensione nel mondo.
E allora io vi domando cos'è per voi l'allattamento al seno? Cosa significa allattare al seno il proprio bambino?
Se io dovessi con un solo aggettivo definire l'allattamento al seno lo definirei : VIVO.  Per me rappresenta una prosecuzione del percorso di vita in quanto l'allattamento al seno è la norma biologica che la natura ha stabilito da centinaia di migliaia di anni come alimento esclusivo per i neonati. L'OMS e l'UNICEF, organismi a livello nazionale, sostengono che l'allattamento al seno deve essere esclusivo fino ai 6 mesi di età e continuativo fin oltre i 2 anni (continuativo sta per complementare con altri alimenti). 






Ora non è certo mia intenzione colpevolizzare le mamme che non allattano o classificarle come mamme di serie B. Mi preme solo sottilineare come la nostra società sia fortemente condizionata e consideri il biberon o il ciuccio come un oggetto di normale accudimento del neonato. In realtà allattare al seno il proprio bambino è possibile per la quasi totalità delle mamme: i reali casi di controindicazioni all'allattamento materno sono indicati da malattie quali tubercolosi materna, infezione da HIV, alcolismo spinto, madri tossicodipendenti, madri sotto terapia chemioterapica, gravi malattie debilitanti, psicosi post-partum, o l'unica causa neonatale che controindica l'allattamento è rappresentata dalla galattosemia.
Le mamme che interrompono l'allattamento al seno o decidono di non allattare in genere non hanno ricevuto informazioni sufficienti, corrette e aggiornate in gravidanza, nè sostegno adeguato dopo il parto, in particolar modo dalla famiglia e dai professionisti. Una indagine condotta dall'ISPO ha evidenziato che per le mamme è fondamentale durante l'allattamento avere innanzitutto il sostegno del partner, in secondo luogo dei nonni del bambino, e per finire del professionista. Tutto questo sta a dimostrare che l'allattamento è un'esperienza che coinvolge tutta la famiglia e la società intera, che le donne hanno la necessità di essere sostenute dai familiari, in particolar modo dal partner, e di trovare professionisti motivati e aggiornati sulla fisiologia dell'allattamento perchè un grosso scoglio da combattere è il fatto che il seno viene visto prima come oggetto sessuale senza considerare la sua funzione primaria: allattare e consentire la crescita della prole.  Conoscere quindi la fisiologia della lattazione può essere molto importante per la madre per interpretare correttamente i segnali del proprio corpo e per adeguare ad essi le scelte sulla conduzione dell'allattamento.

Dott.ssa Marialuisa Pesce, Ostetrica

sabato 26 settembre 2015

Cosa significa COMUNICARE?

Al giorno d’oggi spesso sentiamo che tra le persone ci sono problemi di comunicazione. ma che vuol dire?
La comunicazione consiste in una fitta rete di scambi di informazioni e relazioni sociali che coinvolgono ogni essere vivente nella vita quotidiana.
Lo psicologo Watzlawick e i suoi colleghi hanno elaborato dei principi fondamentali della comunicazione umana, definiti paradigmi. Scelgo qui di riportare i primi due, in quanto ritengo siano utili per descrivere la relazione madre bambino.
I PARADIGMAÈ impossibile non comunicare. Chi sceglie il silenzio, ad esempio, informa l’interlocutore sulla sua volontà di non intraprendere uno scambio interattivo. Per sottrarsi ad una comunicazione forzata, è anche possibile appellarsi ad eventi incontrollabili ed involontari, come un’emicrania o un impegno improvviso.
II PARADIGMALa comunicazione si esprime attraverso un canale verbale e un canale non verbale
Quando una madre e il suo bambino sono faccia a faccia, si verificano fasi di vivace interazione sociale: uno scambio di espressioni facciali e vocalizzi orientano il figlio verso la madre. Nel tempo il piccolo si rispecchia nei sorrisi e nello sguardo materno; percepisce le carezze e la vicinanza fisica con la madre. Il bambino è in grado di cogliere se la mamma è stanca, arrabbiata, e prova piacere nel tenerlo tra le sue braccia. Quindi se il tono, il ritmo della voce e i gesti contrastano con il contenuto verbale della comunicazione, il bambino sperimenta un’incongruenza tra canale verbale e canale non verbale.








I neonati sono esseri che vivono di parola sin dalla vita fetale. Bisogna parlare al bambino, lasciandogli lo spazio per una risposta. Anche se il piccolo non sa parlare, in qualche modo si esprimerà.
Il pianto è il primo segnale di comunicazione da parte del piccolo; è una richiesta d’attenzione a cui va sempre data risposta. Esso non indica l’incapacità della madre ma ha varie motivazioni. Il genitore che prende in braccio il bambino mentre piange sta  soddisfacendo il suo bisogno di contenimento. 
Il contatto con il figlio appena nato porta la madre a sviluppare la propria sensibilità d’ascolto verso una creatura tanto fragile e dipendente da lei. Il bambino non è un ricevitore passivo di attenzioni, ma si modella su di esse e risponde positivamente. Comincia ad osservare intorno a sé e diventa sempre più attivo. Queste sue risposte condizionano a loro volta i genitori che si sentono gratificati e rassicurati. Lo scambio relazionale genitore figlio è sempre reciproco!


Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano.
(Paulo Coelho)

Dott.ssa Antonella Chibelli, Psicologa

venerdì 25 settembre 2015

Vulvodinia

Di vulvodinia soffre il 16% delle donne di età compresa tra i 18 e i 64 anni. I sintomi comprendono una vasta gamma di manifestazioni che vanno dal lieve bruciore al dolore, tale dacompromettere anche una semplice camminata A volte noi donne sottovalutiamo segni e sintomi perché il bruciore lo associamo al jeans troppo stretto, alla passeggiata in bicicletta che non facevamo da tanto o alla nuova marca di assorbenti interni che abbiamo comprato. A volte sono i professionisti della salute che non colgono segni e sintomi, perché questi sono tanti e vari e spesso sono legati ad altre cause. Questa scarsa consapevolezza porta mediamente a un tempo di 4 anni tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi della malattia di cui parliamo oggi.
La vulvodinia è un dolore cronico e continuo che si presenta nella zona vulvare. In realtà, dietro la definizione dolore c’è una grande varietà di sintomi: fastidio tipo puntura di spillo, bruciore, irritazione, gonfiore, disagio durante il rapporto. Anche per quanto riguarda la localizzazione c’è una grande varietà, infatti la vulvodinia può interessare l’intera area vulvare o solo una parte, l’area vestibolare, il clitoride e la mucosa periuretrale. Ecco perché è così difficile riconoscerla!




Allora come facciamo a capire se ne siamo affette? È importante non sottovalutare mai i segnali che ci dà il nostro corpo. Questo non vuol dire recarsi dal medico o al pronto soccorso al primo campanello d’allarme, ma significa imparare a conoscersi e a interpretare le nostre sensazioni. Il dolore è una sensazione ed è il modo che ha il nostro corpo per comunicarci qualcosa, non necessariamente qualcosa di brutto.
In un libro molto piacevole e profondo che ho letto quest’estate, “Storia di un corpo” di Daniel Pennac, l’autore dice: “Più lo si analizza, questo corpo moderno, più lo si esibisce, meno esso esiste. Annullato, in misura inversamente proporzionale alla sua esposizione.” Quanto è vera questa affermazione! Più curiamo gli aspetti superficiali e meno esiste, più ci preoccupiamo del singolo esame medico a cui stiamo per sottoporci e meno esiste. Esiste meno alla nostra consapevolezza. 
Ritornando alla vulvodinia, il primo passo per guarire (sì, dalla vulvodinia si guarisce!) è individuare i segni e i sintomi che il corpo ci manda, magari aiutandoci con una sorta di diario per monitorare le manifestazioni del nostro corpo, e infine mettendoci nelle mani fidate di un professionista. 
Come curarla? Di questo e altro ne parlerò nei prossimi post!

 Dott.ssa Alessia Pepe, Ostetrica

giovedì 24 settembre 2015

IL TE VERDE, PROPRIETA’ E METODI DI PREPARAZIONE (CAMELLIA SINENSIS)


Oggi mi è arrivata la nuova rivista dei biologi e ho letto un articolo su recenti studi che riguardano il tè verde che voglio condividere con voi.
Il tè verde possiede molte proprietà biologiche, è ricco di flavonoidi tra cui le catechine note per gli effetti benefici su cancro e diabete, è ricco di antiossidanti ed essendo la seconda bevanda più usata in Europa dopo l’acqua a lui si dedicano molti studi.
Le sue foglie vengono raccolte e immediatamente essiccate in modo da far rimanere intatta la concentrazione di antiossidanti, che si perdono se le foglie vanno in fermentazione.
Le catechine ne costituiscono il 30% del peso secco, e in questo studio recente (fatto da due biologi nutrizionisti G.Zocchi e EBaldini qualora volesse leggerlo) è stato dimostrato come queste bloccano l’enzima acido grasso sintasi con conseguente abbassamento della concentrazione dei lipidi circolanti; in altri termini meno scientifici il consumo assiduo di catechinecontribuisce attivamente a ridurre i livelli colesterolo e l’innalzamento dei trigliceridi post prandiale.
Hanno inoltre dimostrato che migliorano la sensibilità all’insulina e alla tolleranza al glucosio, hanno un’azione neuro-protettiva, riducono lo stimolo della fame ecc.
In conclusione il consumo regolare di tè verde (cinque tazze al giorno), sempre associato a uno stile di vita sano, aiuta a prevenire alcuni tipi di patologie croniche.
Ovviamente io, da nutrizionista, vi presento tale bevanda e vi consiglio il metodo di preparazione corretto qualora voleste usarla.


Deve essere preparato in modo da non alterarne le caratteristiche biologiche e organolettiche, l’acqua per l’infuso deve avere la temperatura di 80°C in modo da favorire l’estrazione delle catechine, temperature più alte degradano tali molecole, l’infusione deve durare 2-3 minuti per evitare che la bevanda diventi amara. E’ preferibile acquistarlo in erboristeria con le foglie tal quali in modo che se ammuffiscono possiamo accorgercene e conservarlo in un contenitore in vetro al buio.
Inoltre alcuni ricercatori canadesi hanno dimostrato che la caseina facilita la biodisponibilità della catechine per cui è opportuno aggiungere un po’ di latte all’infusione.
Non mi resta che augurarvi una buona pausa Tè!


Dr.ssa Rosa Corigliano, biologa nutrizionista


mercoledì 23 settembre 2015


AUTOSABOTAGGIO

Quante volte ci accorgiamo che non riusciamo a realizzare ciò che ci proponiamo, non intendo solo i sogni, ma anche piccole azioni quotidiane.
Esempi di sabotaggi sono il procrastinare, lo stabilire obiettivi irraggiungibili o troppo facili, facendo sopraggiungere una ovvia demotivazione, la rinuncia a fare una scelta, magari per evitare così di fare scelte sbagliate. Ovvero ciò che facciamo, pensiamo o diciamo al fine di abbassare le possibilità di riuscita degli obiettivi quotidiani, ma allo stesso tempo utili ad avere un alibi nel caso di insuccesso.
Un esempio molto ricorrente è la frase "da lunedì mi metto a dieta..." E poi non riuscirci. Oppure vedere che nonostante gli sforzi non si riesce a dimagrire mai.
I sabotaggi inconsci, poi, si moltiplicano quando la posta in gioco è alta e sicuramente quando inconsciamente pensiamo di non meritare quel successo.  Per qualche ragione il tuo inconscio pone un freno alla tua crescita personale, al raggiungimento degli obiettivi positivi o semplicemente al cambiamento dalla attuale situazione e quindi agli atteggiamenti vantaggiosi per la tua persona, continuando a farci ricommettere gli stessi errori.
Questo non perché vuole ostacolarci e rendersi nostro nemico, ma perché ha delle ragioni più valide nel non raggiungere l'obiettivo, rispetto al raggiungerlo.
L'esempio prima riportato potrebbe esplicarsi in un sabotaggio simile: "quando ero magra non avevo nessuno che mi amava ora invece ho un compagno, quindi dimagrire può significare tornare sola"; oppure vogliamo semplicemente punirci per qualche senso di colpa non percepito dalla mente razionale,  proprio perché valutato illogico.
I sabotaggi inconsci, le credenze limitanti dipendono dalla nostra mente inconscia ed essa è strettamente collegata con la nostra Anima e con la nostra Mission, ma spesso risulta ostacolata appunto da tanti traumi e condizionamenti esterni che ne limitano il percorso deviando il procedere sereni verso i nostri successi.
Esistono varie pratiche per lavorare sui nostri sabotaggi e sulle nostre credenze limitanti, alcune di queste, tra le più famose,le ho approfondite dapprima con libri e poi con corsi: PNL, EFT, integration way, healing code, programmazione subliminale quantica, psych K, metodo citato e ritenuto valido anche da Bruce Lipton nel suo libro best seller "le biologie delle credenze". Tutti metodi efficaci, ma che ovviamente chiedono un impegno costante a volte poco appropriati ed integrabili con i ritmi quotidiani. Di tutti i metodi a cui ho sottoposto in prima persona me e poi fatti provare ai miei clienti, il più veloce nel dare effetti visibili è stato l'utilizzo di specifiche essenze floreali. Ripetere a mente o a voce alta il proprio obiettivo mattina e sera contestualmente alla somministrazione di 7 gocce di questo fiore è un vero mezzo di riprogrammazione.
Questa frequenza permette di modulare una credenza limitante e farci sentire di meritare il raggiungimento di quell'obiettivo e permetterci profondamente di volerci più bene, aumentare l'autostima e riconnettere mente conscia con inconscia, emisfero desto con sinistro e raggiungere la completa accettazione del sè.
Penso sia un buon inizio per modificare ciò che ci piace meno della nostra vita, quindi vale la pena provarci.
Anna Carla Digregorio, farmacista olistica


lunedì 21 settembre 2015

"The how of Happiness" 2a parte. 
Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle caratteristiche comuni che caratterizzano individui con alti livelli di qualità della vita.
Secondo studi di Psicologia americana una caratteristica comune è "offrirsi di aiutare gli altri e perdonare facilmente".
Questo tema è assolutamente contronatura per il nostro mondo contemporaneo. 
Cresciamo con la convinzione che con il nostro prossimo bisogna essere prima di tutto educati. 
Con questo intento diciamo si quando vorremmo dire no e facciamo fatica a mantenere i nostri spazi e i nostri tempi. Soprattutto oggi la sensazione dilagante è di sentirsi invasi. 
Pensiamoci un attimo, se a noi fosse detto: "ok passerò del tempo al telefono o un pomeriggio con te, ma sinceramente preferirei fare altro" saremmo contenti di frequentare questa persona?
Eppure è ciò che PER EDUCAZIONE facciamo agli altri. 
La menopausa ad esempio è un periodo tanto delicato proprio perché la donna sente di non potersi prendere cura di se stessa quanto necessiterebbe perché troppo inpegnata con il mondo esterno.
È reale questo stress o lo auto-creiamo noi?La psicologa Renè Brown autrice de "I doni dell'imperfezione" dice che ciò che ci auto-infliggiamo è la ricerca della PERFEZIONE. Voler essere tutto per tutti. 
Questo non è che il contrario della felicità. 
È ovvio che un traguardo del genere è irraggiungibile e in questa corsa perdiamo la spontaneità di essere noi stessi, di stare con gli altri per il piacere di passare bei momenti con gli amici, di donarci agli altri per il piacere di dare e di prenderci cura di noi stessi quando ne sentiamo il bisogno.
Dagli studi proposti in questo libro emerge chiaramente ciò che accomuna persone con alta qualità della vita e felicità personale. Queste persone cercano di ritagliarsi più tempo libero possibile. 
Del loro tempo libero dedicano a se stessi e alla loro famiglia una gran fetta (ricordate il principio di Pareto ? Quali sono le persone a cui tenete di più ? Da quel 20% di conoscenze deriva l'80% della vostra felicità. A quelle persone dedicate più tempo). 
Si comportano in maniera più spontanea e si offrono di aiutare gli altri perché ciò dona indubbiamente piacere se fatto incondizionatamente. 
Ricordate che l'UOMO è un animale sociale e stare con gli altri gli dona gioia. 
Il problema semmai è che oggi siamo oberati di input e non riusciamo a mettere i giusti paletti fra noi e gli altri.  



Allo stesso modo queste persone perdonano facilmente, ma perdonare non vuol dire giustificare. Significa lasciare andare le emozioni negative che l'altra persona ha causato e dire: quello che hai fatto è sbagliato, ma non dobbiamo essere infelici per questo. Paradossalmente si è più empatici perché si accettano i propri errori e quelli degli altri, ma allo stesso tempo siamo concentrati sui nostri bisogni e non accettiamo che gli altri limitino i nostri spazi. 

"La cosa davvero difficile è davvero straordinario e abbandonare l'idea di essere perfetti e cominciare a diventare se stessi"
Da: i doni dell'imperfezione

Dr.ssa Viviana De Pace, Ginecologa

domenica 20 settembre 2015

UNA POSTURA MIGLIORE PER PIACERSI E STARE BENE – parte 4
Analisi posturale durante la vita di una donna
STUDENTESSA UNIVERSITARIA
“Studentessa universitaria, triste e solitaria 
Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di filosofia 
E la mattina sei già china sulla scrivania..”-  S. Cristicchi –
In questa canzone la studentessa universitaria viene descritta perfettamente. Vi riporto questo testo per farvi riflettere sorridendo su come gran parte del tempo si passa sedute. Sul treno per andare all’università, nella aule per seguire la lezione e poi a casa davanti ad una scrivania per studiare. Circa 2/3 di una giornata sempre nella stessa posizione. Sono stati eseguiti diversi studi sulla pressione che il disco intervertebrale assorbe in diverse posizioni. Pare che se il corpo è in posizione supina, il disco intervertebrale riceve un peso pari a 30 kg, 70 kg quando si è seduti  e 210 kg quando l’organismo solleva 20 kg con la schiena flessa e le ginocchia dritte. Per cui oltre ad utilizzare delle strategie necessarie per ossigenare adeguatamente i dischi intervertebrali, vi riporterò gli accorgimenti necessari da adottare per una posizione seduta corretta. Sono più di 30 minuti che siete seduti???.. ops!!





Ecco, prendete questa immagine e programmate il vostro pc affinché vi ricordi che qualsiasi capitolo stiate leggendo o informazione stiate cercando, si illumini sul vostro desktop e vi ricordi ogni 30 min che è ora di farsi un giro per casa. Già solo questo potrebbe essere sufficiente per non sfinire la vostra schiena.
Passiamo ora alla postura migliore da adottare quando siete davanti al computer o seduti alla scrivania:
1. Il tavolo o la scrivania devono essere della giusta altezza, possibilmente con un piano inclinabile o con un leggio sul quale appoggiare i libri;
2. É importante che la sedia sia dell’altezza giusta 
(l’angolo dell’articolazione del ginocchio deve essere alla stessa altezza o più basso dell’angolo dell’anca/bacino) e consenta alla schiena di stare dritta;
3. I piedi devono aderire al pavimento o su un poggiapiedi;
4. Il sedere deve essere appoggiato al fondo dello schienale della sedia;
5. Il monitor del computer deve essere difronte a voi e non di lato;
6. L’avambraccio deve essere appoggiato per metà sulla scrivania e l’angolo che forma il gomito deve essere più alto o alla stessa altezza del polso;
7. Se non leggete bene, avvicinatevi con la sedia e non solo con la testa.
Però se avete anche voglia di fare un paio di esercizi utili per allungare i vostri muscoli, eccovene alcuni indispensabili. Ricordate di fare comunque un’attività fisica almeno due volte alla settimana, possibilmente in un orario intermedio alle ore che di solito passate nella posizione sedute.

Dott.ssa Clarissa Bruno, Fisioterapista

           
                      PADRE COPROTAGONISTA DELLA NASCITA
Quando penso ad una famiglia, mi piace definirla una squadra: i genitori sono gli allenatori che condividono insieme le emozioni di ogni partita.
Purtroppo, fino a non moltissimi anni fa, il ruolo del padre è sempre stato definito marginale. Gli studi dello psicologo Bowlby sull’”Attaccamento”, ovvero sulla teoria delle relazioni genitori figli, hanno, invece, dimostrato che la figura paterna ricopre un ruolo fondamentale nella crescita dei figli ed è un sostegno fondamentale per la madre-moglie- donna di casa.
Durante la gravidanza, la donna è sottoposta a cambiamenti ormonali, sbalzi di umore, nausee, gambe gonfie, mal di schiena, quindi è assolutamente terapeutico per lei poter contare su un compagno presente, disponibile e affettuoso. Se l’uomo accoglie la donna nei suoi stati d’animo, l’ ascolta e la incoraggia, è in grado di offrirle un appoggio ineguagliabile.
Non sto descrivendo una favola, ma la situazione ideale a cui tutti vorremmo aspirare. È importante maturare insieme la scelta di mettere al mondo un figlio, confrontarsi sulle paure, che non sono solo della futura madre.
L’uomo percepisce di avere la responsabilità prendersi cura della famiglia da un punto di vista economico e affettivo, ma se la futura coppia genitoriale collabora non potrà che prepararsi al meglio per accogliere il frutto del proprio amore.
Una donna che se sente capita, sostenuta, ma soprattutto amata sarà ancora più propensa a donare amore al proprio figlio.


L’unione tra i due allenatori della squadra si rafforza durante la gravidanza ed è necessaria anche alla nascita del bambino.
Sin dai primi momenti di vita, tra la mamma e il neonato si crea un rapporto unico e speciale che il padre non può che rispettare e favorire. L’uomo può infondere serenità, sicurezza e condividere con la sua compagna emozioni intense e profonde.
I bambini sono spugne che assorbono le sensazioni che i genitori trasmettono loro, anche in maniera inconsapevole: quando il padre e la madre accarezzano il loro bambino, con delicatezza ed emozione, egli si sente rassicurato e percepisce, anche se così piccolo, la sintonia tra i genitori e il calore che sono in grado di trasmettergli. Un figlio venuto al mondo si sente, in questo modo, desiderato e amato.
La figura paterna ha un ulteriore compito: favorisce il superamento di una tappa evolutiva nel bambino: il passaggio dalla relazione diadica con la madre alle relazione triadica padre madre e figlio. Il bambino si apre gradualmente a nuove esperienze e alla conoscenza dell’ambiente in cui vive.



I genitori non possono che lavorare l’uno al fianco dell’altra per garantire un futuro armonioso e sereno al loro bambino.

Dott.ssa Antonella Chibelli Psicologa


sabato 19 settembre 2015

                                    ATTACCAMENTO  
Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore: la teoria dell’attaccamento di Bowlby.
Alla nascita il bimbo ha già strumenti affinati per sentire i segnali dell’ambiente in cui vive. Avvicinarsi al capezzolo e aggrapparsi sono reazioni per non perdere la madre, bisogni primari legati agli apprendimenti di base.
Se il contatto con la madre è caloroso e di conforto, si sente accettato.
Un bambino che sperimenta il piacere che la madre prova nello stare con lui svilupperà un’immagine positiva di se stesso.
La figura materna funge da specchio: il bambino si riconosce nello sguardo e nei sorrisi di sua madre. La continuità delle risposte materne  rassicura il bambino.
L’attaccamento è un intenso legame emotivo tra il genitore ed il bambino che spesso inizia durante la gravidanza e continua dopo la nascita. Come qualsiasi relazione, il legame emotivo richiede tempo per crescere e svilupparsi. Fattori cruciali per l’attaccamento includono la qualità del tempo con il bambino, l’interazione faccia a faccia, lo stretto contatto fisico e l’ esperienze sensoriali come l’olfatto, l’udito, il gusto e il tatto.


È importante fornire una base sicura da cui un bambino possa partire per affacciarsi al mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato.
Quando un individuo si sente sicuro è probabile che esplori allontanandosi dalla figura di attaccamento.
Quando è allarmato, ansioso e stanco, sente una spinta ad avvicinarsi.
Il bambino sicuro è più felice e gratificante da curare e anche meno esigente di un bambino ansioso.
Abbiamo bisogno della base sicura nelle condizioni di stress in quanto grazie ad essa riusciamo a rilassarci.
I fattori che favoriscono l’attaccamento sono:
• Mantenere la vicinanza fisica garantisce anche la sopravvivenza psicologica del piccolo
• Consolare il bambino quando è arrabbiato, quando ha sonno  e quando piange senza apparente motivo, contribuisce ad incrementare la sua fiducia nei confronti della figura di accudimento. Il bambino si sente, infatti, riconosciuto nei suoi bisogni e desideri.
• Guardare negli occhi del bambino è un modo fantastico per conoscerlo e capirlo, un modo vitale di comunicare
• Portare il bambino in un marsupio permette di stare vicini e crea un ambiente intimo e sicuro per il bambino e promuove un forte legame tra loro.
• Cantare è un modo musicale di parlare e i bambini semplicemente lo adorano.
Canzoni e filastrocche fanno più che intrattenere; migliorano il legame madre-bambino e valorizzano le competenze di socializzazione.
L’attaccamento sicuro garantisce un funzionamento efficace della personalità e della salute mentale del bambino.
La teoria più importante, però, secondo me, è quella del cuore: un genitore che ama il suo bambino non potrà che renderlo felice, quindi deve garantirsi il diritto di abbandonarsi alle emozioni insieme a lui, condividerle e affrontare le paure che naturalmente ci sono, ma possono essere sconfitti dalla volontà di vivere al meglio il legame con il proprio figlio.

Dott.ssa Antonella Chibelli, Psicologa.