lunedì 2 novembre 2015

Dolore pelvico e incontinenza urinaria

A proposito di incontinenza urinaria, è necessario un approfondimento sull’ipertono dell’elevatore dell’ano. “ L’elevatore dell’ano?” Direte voi. Sì, sull’ipertono dell’elevatore dell’ano e adesso vediamo insieme che cos’è.
Facciamo un passo indietro: vi ricordate l’amaca e gli alberi? Nel primo post ho descritto il perineo come la componente muscolare (l’amaca) che insieme alle ossa (gli alberi) costituiscono il pavimento pelvico. L’amaca, quindi, rappresenta la componente muscolare che è molto complessa ed è costituita da tre strati:
·         Profondo;
·         Medio;
·         Superficiale.
Tralasciamo, per il momento, il piano medio e superficiale e concentriamoci solo sullo strato profondo. Il piano profondo corrisponde al diaframma pelvico (a sua volta costituito dal muscolo elevatore dell’ano e dal muscolo coccigeo). Il muscolo elevatore dell’ano è costituito da tre muscoli (pubococcigeo, puborettale e ileococcigeo) e ha una duplice funzione: chiusura e apertura, deve contenere e accogliere, ma anche lasciare andare.


Affinché siano garantite le sue funzioni è necessario che l’elevatore dell’ano sia elastico, né sempre contratto, né sempre rilassato. Quando è contratto si parla di ipertonia dell’elevatore dell’ano.
L’ipertonia dell’elevatore dell’ano può essere accompagnata da sintomi urologici. Infatti, o durante la fase di riempimento della vescica, o durante lo svuotamento, l’ipertono può in qualche modo ostacolare questi processi determinando ritenzione urinaria, ipovalidità del getto con conseguente necessità di usare il torchio addominale per svuotare  la vescica (cosa da non fare mai! In fase di svuotamento, infatti, dobbiamo solo assecondare il getto e rilassarci senza esercitare alcuna pressione!), residuo post minzionale che può determinare la predisposizione alle infezioni.
Questa condizione si può riscontrare durante una visita vaginale durante la quale la paziente avvertirà dolore alla digitopressione. Perché la contrazione continuata provoca dolore? La contrazione comprime le arteriole che portano il sangue ossigenato ai tessuti generando una situazione di ipossia. L’ipossia determina la liberazione di sostanze che scatenano la risposta infiammatoria e che causano dolore. Si crea così un circolo vizioso che si autoalimenta. Più la donna ha dolore e più tende a contrarre per una sorta di difesa ma più contrae e più sentirà dolore. Come uscirne?

La via d’uscita è data dalla riabilitazione la cui durata è in funzione della situazione di partenza e deve avere come obiettivo far rilassare il pavimento pelvico. I vantaggi della riabilitazione sono notevoli in quanto non interferisce con altri trattamenti e non ha effetti collaterali.


Dott.ssa Alessia Pepe, Ostetrica

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