A proposito di
incontinenza urinaria, è necessario un approfondimento sull’ipertono
dell’elevatore dell’ano. “ L’elevatore dell’ano?” Direte voi. Sì, sull’ipertono
dell’elevatore dell’ano e adesso vediamo insieme che cos’è.
Facciamo un passo
indietro: vi ricordate l’amaca e gli alberi? Nel primo post ho descritto il
perineo come la componente muscolare (l’amaca) che insieme alle ossa (gli
alberi) costituiscono il pavimento pelvico. L’amaca, quindi, rappresenta la
componente muscolare che è molto complessa ed è costituita da tre strati:
·
Profondo;
·
Medio;
·
Superficiale.
Tralasciamo, per il
momento, il piano medio e superficiale e concentriamoci solo sullo strato
profondo. Il piano profondo corrisponde al diaframma pelvico (a sua volta
costituito dal muscolo elevatore dell’ano
e dal muscolo coccigeo). Il muscolo elevatore dell’ano è costituito da tre
muscoli (pubococcigeo, puborettale e ileococcigeo) e ha una duplice funzione: chiusura
e apertura, deve contenere e accogliere, ma anche lasciare andare.
Affinché siano
garantite le sue funzioni è necessario che l’elevatore dell’ano sia elastico,
né sempre contratto, né sempre rilassato. Quando è contratto si parla di
ipertonia dell’elevatore dell’ano.
L’ipertonia
dell’elevatore dell’ano può essere accompagnata da sintomi urologici. Infatti,
o durante la fase di riempimento della vescica, o durante lo svuotamento,
l’ipertono può in qualche modo ostacolare questi processi determinando
ritenzione urinaria, ipovalidità del getto con conseguente necessità di usare
il torchio addominale per svuotare la
vescica (cosa da non fare mai! In fase di svuotamento, infatti, dobbiamo solo
assecondare il getto e rilassarci senza esercitare alcuna pressione!), residuo
post minzionale che può determinare la predisposizione alle infezioni.
Questa condizione si
può riscontrare durante una visita vaginale durante la quale la paziente
avvertirà dolore alla digitopressione. Perché la contrazione continuata provoca
dolore? La contrazione comprime le arteriole che portano il sangue ossigenato
ai tessuti generando una situazione di ipossia. L’ipossia determina la
liberazione di sostanze che scatenano la risposta infiammatoria e che causano
dolore. Si crea così un circolo vizioso che si autoalimenta. Più la donna ha
dolore e più tende a contrarre per una sorta di difesa ma più contrae e più
sentirà dolore. Come uscirne?
La via d’uscita è data
dalla riabilitazione la cui durata è in funzione della situazione di partenza e
deve avere come obiettivo far rilassare il pavimento pelvico. I vantaggi della
riabilitazione sono notevoli in quanto non interferisce con altri trattamenti e
non ha effetti collaterali.
Dott.ssa Alessia Pepe, Ostetrica
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