Anche il tema di oggi è frutto di un incontro emotivamente intenso con un gruppo di persone che
hanno scelto di mettersi in gioco per una sera e affrontare alcune delle loro
preoccupazioni: nonostante le età diverse, si sono ritrovate e rispecchiate
nella PAURA DEL FUTURO.
Il futuro ci può spaventare a
10, 15, 20, 30 anni, ma anche a 40, 50, perché ce ne dobbiamo vergognare?
Non viviamo forse in un mondo pieno di incertezze
e di instabilità? Siamo figli di un periodo storico contrassegnato dalla crisi
economica e dai repentini cambiamenti e ciò rende più ardua la nostra
individuazione all’interno di schemi precostituiti, come forse era prima. Nel
passato la famiglia e il lavoro rappresentavano delle certezze, delle
sicurezze, SI DOVEVA FARE COSÌ per assecondare le richieste della società.
Rigidi schemi precostituiti possono creare infelicità. È anche vero, che oggi,
invece, tutto sembra precario: i contratti sono a termine e il panorama
affettivo è instabile. Si respira più
libertà, ma anche più incertezza.
Cosa ci impedisce di scegliere il nostro
posto nel mondo, capire quali sono gli ingredienti della nostra felicità e
procurarceli? La vera libertà è quella interiore, quella che lotta contro i
condizionamenti, le paure di fallire e i sensi di colpa.
Una delle frasi che GIUSTAMENTE e in modo SANO ci accompagna è COSA VOGLIO
IO DALLA VITA? E se non lo so come mi comporto? Possiamo nutrire dubbi quando a
14 anni dobbiamo decidere quale percorso di studi intraprendere, a 18 che
lavoro si desidera svolgere e ad un certo momento della nostra vita, con quale
persona condividere il nostro futuro.
Io penso che abbiamo tutto il diritto di porci mille domande e cercare di
assecondare le nostre attitudini sfruttando i nostri talenti! Tuttavia, le pressioni sociali sono tante: “Io vorrei
tu diventassi un medico” “Vai a lavorare, tanto a scuola non sei bravo”
“Diventa insegnante di lettere, gli psicologi curano i pazzi” “Non far
l’insegnante, non si trova lavoro”, “Non fare Giurisprudenza, ci sono troppi
avvocati”.
I consigli e suggerimenti sono comprensibili, ma qualcuno ci ha chiesto
cosa vogliamo fare noi e chi vogliamo essere? Non tutti hanno la fortuna di
nascere con un sogno nel cassetto e lottare contro tutto e tutti per
realizzarlo. Molti possono scoprire quale lavoro piace, in cosa sono bravi,
solo facendo esperienze diverse correndo il rischio di cambiare università,
andare fuori corso, cambiare lavoro.
Diamoci la possibilità di GUARDARCI DENTRO e capire cosa vogliamo davvero.
Anche se la strada che intraprendiamo ci sembra difficile e piena di ostacoli,
rinunciare potrebbe dar vita al rimpianto. Dobbiamo combattere per ciò che ci
piace davvero, che sia il lavoro o l’amore, che sia l’indipendenza e
l’autonomia, non bisogna arrendersi. E se non riusciamo a capire cosa ci piace
davvero, DOBBIAMO FERMARCI e riflettere: qualcuno ci sta condizionando? Abbiamo
paura delle conseguenze delle nostre azioni? Temiamo di deludere qualcuno?
“Lavoro nell’azienda di famiglia, perché questo è il progetto che è stato
scritto per me!” “Non posso lasciare la mia fidanzata/ il mio fidanzato”,
perché senza di me sarebbe persa/perso”, ma la vera domanda è “Ho io il coraggio di far dei cambiamenti?
Di rischiare?”
Concediamoci il diritto di aver dubbi, di metterci in discussione e capire
cosa vorremmo di diverso per il nostro futuro, ma non ci dobbiamo tormentare.
Le cose belle sono quelle che ci fanno
più paura. A VOLTE BISOGNA PERDERSI PER RITROVARSI e quando nel buio c’è la
luce della speranza, tutto diventa possibile e il futuro spaventa di meno,
perché in fondo il futuro è domani! Noi costruiamo ogni giorno un pezzo del
nostro cammino: sbagliare strada, tornare indietro, cambiare direzione è
necessario per conoscere davvero noi stessi. La nostra identità rimane la
stessa, ma è arricchita dai compagni di viaggio che troviamo, dai posti che
visitiamo, da quello che proviamo
.
Il futuro appartiene a coloro che credono nella
bellezza dei propri sogni!
(Eleanor Roosevelt)
(Eleanor Roosevelt)
Dott.ssa Antonella Chibelli, Psicologa
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